É stato Antoine Bigou, cappellano della nobile famiglia dei Blanchefort, avendole forgiate, ad avere avuto per primo in mano le celebri pergamene, nonchè i documenti della marchesa.
La Marchesa di Blanchefort, Marie de Négri d'Ables, moglie di François d'Hautpoul, nel 1732, venne fatta depositaria di un importante, forse storico, segreto famigliare e ricevette in affidamento alcuni documenti, centrali in relazione a questo segreto; questi documenti, insieme al testamento sarebbero stati consegnati da François-Pierre d'Hautpoul ad un notaio nel 1644, e pare che dopo la sua morte questi documenti siano passati di notaio in notaio fino alla Marchesa di Blanchefort. Il marito della Marchesa avrebbe tentato a più riprese di recuperarli o di conoscerne il contenuto, ma senza successo; di fatto la Marchesa riusci ad escludere il marito dal segreto.
Fu proprio in questo momento che la Marchesa, preparò il suo di testamento, consegnando ad Antoine Bigou questi documenti.
Marie de Négri d'Ables è morta il 17 Gennaio 1781 e da quel momento Antoine Bigou mantenne il suo impegno nel massimo scrupolo, perizia e solerzia.
L'Abate Bigou, forgiò così la stele (a sinistra) e la lastra tombaria (a destra) per la Marchesa di Blanchefort,
insieme ad aver prodotto le famose pergamene, contententi i preziosi segreti confidatigli dalla Marchesa in punto di morte.
Una tra le chiavi di interpretazione più significative si può ottenere osservando la stele tombaria, che stando alla riproduzione pervenuta ad oggi, mostrava diversi errori di scrittura apparentemente deliberati, perchè nell'insieme delineanti una certa coerenza; errori riscontrabili attraverso alcune lettere che sono evidentemente più piccole, ovvero : e, E, E, P, ed una lettera "M" che è isolata da tutte le altre; la data di morte invece riporta una anomala "O", che coi numeri romani ovviamente non ha corrispondenza, la "R" in ARLES, al posto del corretto ABLES è un ulteriore errore tanto madornale da apparire a ragione malizioso, in quanto la marchesa era appunto una "Ables" mentre sulla prima riga la "T" sostituisce la più adeguata e consona "I". Riordinate opportunamente, le otto lettere estrapolate formano le due parole "MORT" ed "EPEE", che sta per "spada di morte", "morte e spada" o "morte di spada", clamorosa assonanza con la storia della morte di San Dagoberto II, che fu assassinato appunto a fil di spada, nel corso di un attentato in un bosco nei pressi di Stenay.
La composizione di lettere "MORTEPEE", utilizzata attraverso il sistema di Vigenère, come chiave di decodifica da applicare alla "Grande Pergamena", darà accesso ad una frase ricavata di 128 lettere, che illustreremo a breve in questo studio, la quale a sua volta darà accesso ad indicazioni che rimandano a precisi indizi che alludono a particolari opere d'arte.
L'iscrizione sulla stele è composta da 119 caratteri, e, completa quindi dei suoi errori, insieme alla frase sopramenzionata di 128 caratteri, ricavata dalla "Grande Pergamena", fa parte di un ulteriore codice perfetto di 247 lettere, il quale si può decifrare scrivendo su due pezzi di carta, o sullo stesso foglio, ma separatamente, i due testi, a questo punto sarà sufficiente cancellare tutte le lettere corrispondenti tra i due testi ed il risultato, generato dalle lettere avanzate dal testo più esteso, sarà esattamente la composizione "PSPRAECUM", la quale corrispnde ad una iscrizione che troviamo sulla lastra.
In addizione a ciò, senza possibilità di approssimazione, è riscontrabile la presenza di elementi geometrici nascosti di notevole precisione, sulla stele, ricavabili proprio collegando con una linea le singole lettere "errate" alla Croce di Gesù, le quali danno come risultato un triangolo isoscele ed un pentacolo perfetti, le quali proporzioni rispettano senza fallo il rapporto aureo, dandoci una prova anche matematica e geometrica della volontà e delle competenze dell'autore.
C'è da precisare, che una pista di indagine, contempla l'ipotesi che la stele originaria fosse priva delle anomalie linguistiche che costituiscono il codice in esame e che quella pervenuta alla nostra analisi sia stata forgiata da Bérenger Saunière (al posto di Bigou), il quale vi avrebbe inserito quindi gli elementi codificati.
Allo stesso tempo, sulla lastra tombaria della Marchesa troviamo una certa combinazione di lettere greche, le quali, trasposte in latino, ci danno come risultato una combinazione alquanto decisiva, quanto etonante, ovvero
Il famosissimo motto che troviamo nei "Bergers d'Arcadie" di Nicolas Poussin, dei quali ci occuperemo più tardi.
Tornando invece alle pergamene realizzate da Bigou, esse furono nascoste nella chiesa di Rennes le Château con altri documenti, dove restarono fino a quando non vennero trovati da Bérenger Saunière.
Questo segreto sarebbe all'origine dell' "affaire" di Rennes-Le-Château.
L'Abate Bigou trasmise poi il segreto ad un altro sacerdote, l'Abate Cauneille e quest'ultimo lo comunica a due altri sacerdoti, padre Émile François Cayron, ed il parroco di Rennes les Bains, Jean Vie, che è stato il predecessore di Boudet; è essenziale sapere che Emile François Cayron era il mentore del giovane Henri Boudet che divenne il curato di Rennes les Bains e questo passaggio è fondamentale perché mette in evidenza il collegamento tra Antoine Bigou ed Henri boudet, autore di "La Vraie langue celtique et le cromleck de Rennes-les-Bains", opera letteraria famosa per essere sospettata di essere in realtà un codice che potrebbe portare direttamente alla vera tomba di Gesù in Linguadoca.