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Consapevolezza spirituale

Consapevolezza spirituale

Il cammino intrapreso dal cercatore per raggiungere la consapevolezza spirituale, all'interno del nostro Ordine, noi lo percorriamo attraverso il cammino iniziatico.

 

Stiamo parlando di quel cammino, che riporta l'uomo e la sua vera natura, al centro della sua vita, liberandolo da una influenza eccessivamente invasiva proveniente dal mondo esterno, che può minarne l'armonia interiore, interferendo nel contatto con se stessi.

 

Il mondo in cui si vive, è il nostro posto dove ci si misura con le realtà materiali, dove si può godere delle cose terrene, vivere le situazioni e fare le esperienze; molto spesso succede, che, travolti dalla frenesia, si arrivi ad identificarsi illusoriamente con le cose della vita materiale che ci attraggono o con alcune nostre ambizioni, nella convinzione erronea di poterci realizzare esclusivamente attraverso di queste.

 

Questo processo, ci allontana drammaticamente dal venire a contatto con la nostra autentica natura, spostando la nostra attenzione su altre cose e instaurando un meccanismo illusorio molto insidioso, che si alimenta della gratificazione immediata sul piano dell'ottenimento delle cose terrene, intese come opportunità della vita quotidiana o altre cose materiali.

 

Il problema non sta certo nella vita mondana e nelle gioie che possono derivare dai beni materiali, ma nella dimensione che possono raggiungere nell'interiorità dell'individuo, estromettendolo dall'essere il centro di se stesso, mettendovi in sostituzione oggetti e realtà materiali provenienti dal mondo esterno; questo meccanismo tanto comune nell'uomo moderno, ha sempre effetti devastanti e immediati sulla persona, che vivendo una interiorità snaturata, dove al centro non c'è più se stesso ma cose che vengono dal mondo circostante, egli soffre e perde l'orientamento, non sapendo più trovare il reale modo di realizzarsi, ma illudendosi di poterlo fare attraverso cose o situazioni che gli sono esterne.

 

Non c'è niente di male nel godere delle cose terrene, anche in abbondanza, se in maniera sana, a patto che questi beni, che dovrebbero essere delle grazie ricevute, non diventino fonte di ossessione, insicurezza, frustrazione o che non occupino talmente tanto la nostra mente da non permetterci di vivere altro che non del godimento di questi ultimi.

 

Grande debolezza interiore, fragilità e instabilità, si concretizzano in chi può essere felice e in armonia solo a patto di possedere certe cose che sono solo della materia, perchè ritenute più importanti anche del proprio sè; chi adotta quella visione delle cose sarà sempre spaventato, ricattabile, frustrato, perchè per stare bene, avrà sempre bisogno di qualcosa che viene dall'esterno, magari addirittura quando quel qualcosa si può solo ricevere da altri, cadendo per giunta in loro potere.

 

La Divina Commedia, il celebre capolavoro di Dante Alighieri, è un'opera perennemente attuale, specialmente a livello filosofico, simbolico ed umanistico e calza molto bene, come esempio di cammino per il raggiungimento della consapevolezza spirituale.

 

L'autore ci accompagna in un viaggio simbolico nell'interiorità più intima e profonda dell'animo umano attraverso simbolismi e rappresentazioni allegoriche di grande spessore.

 

Nell'opera di Dante, verranno ritratte con spietata efficacia, le conseguenze di una bassa consapevolezza interiore, nell'individuo, che come nel canto 5° dei lussuriosi dipinge i dannati come "in balia dei venti che gli scuoteranno" o come nel canto 7° degli avari che avendo dedicato la loro esistenza al denaro, nell'Inferno quindi vengono obbligati, come castigo, all'inutile gesto di spostare perennemente macigni o altri oggetti pesanti, allegoria che rappresenta inequivocabilmente l'inutilità delle loro azioni perpetrate in vita; ogni manifestazione concreta di  debolezza verrà dipinta nella sua meccanica psicologica e comportamentale, attraverso delle rappresentazioni simboliche straordinariamente efficaci.

 

Dante Alighieri deteneva il Titolo di Cavaliere Kadosh presso il  F.S.K.I.P.F.T. l'antico "Fidei Sanctae Kadosh Imperialis Principatus Frater Templarius", un Ordine di filiazione templare; come molti iniziati della sua epoca, lui esprimeva in codice messaggi filosofici e culturali, che non era consentito di divulgare liberamente dalle autorità dell'epoca.

 

"O voi che avete gl'intelletti sani mirate la dottrina che s'asconde sotto il

velame delli versi strani".

 

(Inf. IX 61-63)

 

A diretta testimonianza del suo profondo vincolo con la Cavalleria Templare, Dante, nel Canto XXXIII del Paradiso, verrà condotto alla perfetta visione della beatitudine di Dio da colui che istituì la Regola dell’Ordine : San Bernardo da Chiaravalle.

 

La Rappresentazione della condizione umana, attraverso le icone di Inferno, Purgatorio e Paradiso, è una metafora sottile ma allo stesso tempo omnicomprensiva del cammino dell'uomo nella sua esistenza.

 

L'Uomo, in vita, esordisce forzatamente nell'Inferno. In quanto sperimantatore di ogni cosa, nella novità dell'esperienza, egli è sopraffatto e rischia di cadere vittima di se stesso, nell'ingordigia, nella ricerca dell'eccesso fine a se stesso; è la fase in cui l'uomo è "posseduto" dalle cose che desidera, che gli appaiono più grandi di lui e le quali acquisiscono un peso sproporzionato, nell'interiorità dell'individuo, che non riesce a tenere il centro della sua dimensione, indipendentemente dall'ottenimento o meno di queste "mete materiali".

 

Così è il Purgatorio a rappresentare quella fase di evoluzione interiore, dove l'uomo, pur continuando a soffrire, succube delle realtà materiali poste sul suo cammino e delle proprie inadeguatezze interiori, si rende conto di questo per la prima volta ed inizia un percorso interiore, al fine di superare tutto questo.

 

Infine è col Paradiso, che si viene a realizzare, nell'uomo, quella dimensione di armonia interiore, che nasce da una saggezza e da una interiorità matura e consapevole, dove l'uomo non è più schiavo delle sue paure, delle sue ambizioni, dei suoi vizi o di qualsiasi altra cosa esterna a lui, che lo possa "dominare"; egli diventa finalmente il centro di se stesso, e rendendo satellite ogni altra cosa, guadagna così il Partadiso, che è il suo stato interiore finale ormai libero e sovrano.

 

E' altrettanto lampante, quanto sia necessario, secondo l'Opera del poeta, vivere questa dimensione materiale, affrontando da principio quel cosiddetto "Inferno", se poi si vuole raggiungere in maniera consapevole il "Paradiso".

 

Nell'uomo che abbia completato tale tragitto interiore, non viene a realizzarsi l'astensione, neanche in minima parte, dal godimento delle gioie materiali, o della vita terrena intesa come il quotidiano, al contrario, si realizzerà, nello stesso vissuto, la gioia del poter finalmente gustare la vita quotidiana e materiale, ancora più pienamente, per la prima volta nella libertà e nell'indipendenza mentale e spirituale da ogni gabbia interiore.

 

Consapevolezza spirituale - Priorato di Sion

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